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Anatomia Meccanica

Danilo Corsetti esce dall'anonimia per proiettarsi nel mondo dell'arte con i suoi lavori fantastici, in una certa misura inverosimili, tuttavia concreti. Affronta alla maniera di Googol, Poe e Kafka i suoi esseri-macchina-moto e ci comunica l'angoscia dell'esistenza provata, della metamorfosi subita, dell'orrore dell'uomo moderno condizionato dall'epoca della automazione; dalla "macchina", sia come mezzo, sia come valore simbolico.

 

E questo vale per tutte le macchine che noi utilizziamo anche quelle elaborate con l'ausilio delle micro-tecnologie avanzate e, da cui traiamo corposi sgravi. Se non fosse l'essere a pagarne le pesanti conseguenze potremmo benissimo accettarle in toto: la questione è che entrano in noi, ci avviluppano nel loro moto, e le ruote dentate entrano a far parte del nostro ingranaggio, dei nostri nervi, e quindi pensieri come nel notissimo "Tempi moderni" di Chaplin.

E' l'uomo-macchina in effetti la risultante, scollato totalmente dalla natura e in rottura con essa: grida, si dispera, e l'urlo gli si spegne in gola come un rantolo. Ad esso si aggiungono le strida degli altri animali, coinvolti pure essi e loro malgrado nello sconvolgimento generalizzato dalla pseudo-evoluzione.

E' come una marionetta sospesa dai fili e da cui pare prenderne vita. Si ha netta l'impressione che nella simbiosi sia l'essere la parte passiva. I fili divengono raggi al tungsteno per acciai rapidi, per leghe durissime. E i raggi si trasformano in nervi per formare un solo corpo disfatto e distorto in molte flessioni, contorsioni e distorsioni.

Corsetti ci invita a riflettere su questo delicatissimo tema: utilizzazione delle macchine o loro irrazionale incontrastato dominio?

Qualsiasi previsione non può che essere azzardata.

 

                                                                                                                                                                                                     Ferruccio Massimi

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